Presentato a Farini il nuovo libro di Claudio Gallini, Il castello di Boli
Presentato a Farini il nuovo libro di Claudio Gallini, Il castello di Boli
Nella mattina di lunedì 20 dicembre scorso, in concomitanza con la festa degli anziani organizzata dal Comune di Farini, si è tenuta presso la sala parrocchiale del capoluogo valnurese la presentazione del volume: “Il Castello di Boli” a opera dello scrittore groppallino Claudio Gallini.
Il volume, edito dalla titolata casa editrice piacentina Tip. Le. Co., trasuda l’affetto per questa terra, la sua terra, e le sue tradizioni così come l’altra pubblicazione dallo stesso Autore dedicata all’“Antico Borgo Coletta”. Il libro è arricchito da numerose cartine topografiche e fotografie (specie a proposito della rete dei fortilizi della famiglia Nicelli) che ne rendono avvincente la lettura.
La stimata professoressa Carmen Artocchini, già autrice del corposo volume “Castelli piacentini” edito da TEP nel 1983, ha letto in anteprima la bozza e ha speso parole di stima nei confronti di questa ricerca che va ad arricchire notevolmente quel vuoto d’informazioni su alcuni fortilizi della nostra amata provincia come nel caso di Boli di Groppallo.
Con “Il Castello di Boli”, Claudio Gallini, ha voluto difatti svelare tutti i segreti racchiusi in questo luogo che per tanti anni ha fatto parlare di sé, ma che ora è rimasto desolato, abbandonato e completamente ignorato.
Boli è un abitato della Valnure che si raggiunge percorrendo la provinciale di fondovalle fino alla Cantoniera e di qui proseguendo in direzione di Pione, per circa un chilometro. Di fronte a questo abitato, sul poggio del Castellone (“U Castlòn”, nel dialetto locale come tiene a precisare Gallini), al di là del Lavaiana, si trovava il “castello di Boli”. Pochi resti, oggi, di una torre di avvistamento posta “su di un poggio pressoché brullo” e “coperto da una folta vegetazione boschiva”.
Leggiamo le prime parole dell’autore all’interno del libro:
Quello che state per leggere, sono le prime parole dell’autore Claudio Gallini: “Il castello di Boli” è una semplice pubblicazione nata da un lungo lavoro di ricerca che per un non addetto ai lavori, qual è il sottoscritto, non è stata cosa da poco. E Gallini, con tanta pazienza, tanta determinazione, tanto amore verso questi luoghi, sconosciuti ai più, ma che per tanti rappresentano un centro di attaccamento affettivo, ha impiegato molto tempo, e, come più volte sottolineato, seguendo le indicazioni di “Nonno Giannetto”.
Riportiamo di seguito un breve sunto di alcune parti dell’opera.
Prefazione
“[…] Le loro raccomandazioni, molto severe, erano quelle di non tentare neanche con la fantasia di arrampicarmi su quel poggio perché avrei fatto una brutta fine cadendo in un pozzo che si trovava proprio dove il nonno in passato possedeva dei filari di viti, e poche pertiche d’erba medica. Effettivamente, come campo, non mi è mai piaciuto, anche se della prateria non aveva (e non ha tuttora) proprio nulla: è piuttosto un cono di terra ciottolosa, che si eleva per una decina di metri sopra “lo stradone” (la provinciale 8 che collega la Cantoniera a Pione) e si affaccia sul Nure come se volesse tuffarsi. […] Questo poggio, apparentemente insignificante, ha la sua storia da raccontare, così come ogni borgo racchiuso nel comprensorio di Groppallo, necessitano di essere studiati e valorizzati, non dimenticati. [...] Questa altura, è perfettamente idonea al controllo di queste tre valli, Nure, Lavaiana e Lardana, in una zona di passaggio molto importante che dal Medioevo era frequentemente battuta da pellegrini, abitanti della zona, e anche teatro di scorrerie, e tappa obbligata per i contrabbandieri che andavano e venivano dalla Liguria.
Il Castrum di Boli
Quando si parla di castello in senso generale, solitamente si pensa all’aspetto fantastico del termine, descritto nelle fiabe o nei film con re, cavalieri, ponti levatoi, giullari di corte, etc. […] Il castello di Boli, pur dimenticato e solitario tra le selve dell’alta Valnure, non ne è esente. Risolvere in questo modo la questione sarebbe oltre che riduttivo, molto superficiale, e occorre fare delle indagini che aiutino a comprendere il vero significato di castello ed illustrare il fenomeno dell’incastellamento in montagna, oltre che sfatare alcune dicerie del tutto fasulle che ruotano attorno a questa struttura oggi praticamente scomparsa. Il termine castello ha avuto origine dal volgare “castellum” e prima ancora dal latino “castrum” ovvero “insediamento militare”. Con la parola “castrum” possiamo indicare, sia un borgo fortificato con tanto di mura, sia una torre isolata, o anche una casa senza mura di cinta o particolari sistemi di difesa, con poche aperture ma un ingresso molto protetto ed i muri scarpati. Il castello fungeva, a seconda dei casi, sia come abitazione dei feudatari, sia come da centro militare, oppure come nucleo amministrativo e/o politico di un’intera zona; Molto spesso queste funzioni si sovrapponevano.
L’evoluzione storica del castello
La storia del castello è legata a quella del paese di Boli. Risulterebbe assai superficiale tralasciare alcuni aspetti che riguardano la Valnure, soprattutto nel periodo storico che abbraccia il XV ed il XVI secolo. Per questo non saranno lasciati al caso fatti e vicende molto importanti per la comprensione del testo. E’ ormai certo che la zona presa in esame, (e comunque tutta la giurisdizione di Groppallo), fosse stata scelta come insediamento abitativo già in epoca protostorica, sicuramente per le ragioni di difesa e dominio che il territorio offriva. Boli ha da sempre esercitato (unitamente a Groppallo), il controllo sulle vie che si snodavano lungo i torrenti soprattutto sulle piccole valli Lardana e Lavaiana che cingono, confluendo nel Nure, il poggio su cui si ergeva il suddetto castello. Nel contempo il castello di Boli riusciva a controllare l’antica via che, scendendo da S. Pietro di Centenaro, risaliva verso Groppallo determinando così un legame antichissimo che rimane sicuramente precedente alle cronistorie del Medioevo. […] Nel 1441, ad esempio, il duca di Milano Filippo Maria Visconti promise di tenere la Valnure sotto la propria protezione e controllo senza mai infeudarla ad estranei: in più esborsò 1000 ducati, aggiungendo altre numerose immunità.
Un libro che non deve mancare nelle librerie, non solo degli appassionati di storia locale, ma anche di chi è fortemente legato alla propria terra di origine.
Le copie disponibili sono distribuite per ora dalla Libreria Roffi di Farini e presso la parrocchia di Groppallo.
CLICCA QUI PER SCARICARE QUALCHE PAGINA DEL VOLUME